domenica 10 maggio 2009

Creatività come...inquietudine




Non è un'associazione immediata quella proposta da Stefano Bartezzaghi nel suo libro "L'elmo di Don Chisciotte", tra creatività e senso di insofferenza nei confronti delle regole e, più in generale, verso tutta quanta la realtà. Se però penso a determinati artisti, come Van Gogh ad esempio, il concetto mi appare già molto più chiaro..il suo famoso quadro coi corvi è esemplare, ma anche l'urlo di Munch: appaiono entrambi lo specchio di un'inquietudine.

Certo non è sempre così, e forse torna più familiare pensare la creatività come "il riscatto dal grigiore; il divertimento nel lavoro; l'arma finale dell'intelligenza contro la noia ".

La si collega implicitamente alla fantasia considerandola quindi, insieme a quest'ultima: "uno strumento che si fa antidoto alla finitezza di ogni esperienza individuale e viene utilizzato per sognare una vita diversa, per rendere la nostra esistenza più ricca e soddisfacente, intrecciandola con quella degli altri, compresi gli sconosciuti o coloro che, nel tempo o nello spazio, sono lontani", secondo una bellissima definizione di Remo Bodei.
Costanza




9 commenti:

  1. Argomento di studio...11 maggio 2009 alle ore 01:41

    Al riguardo credo che mi verrebbero molte cose da dire, visto che sto preparando l'esame di arte contemporanea...

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  2. Rimaniamo pure sul "professionale"15 maggio 2009 alle ore 04:53

    riguardo ai due quadri o all'argomento in geneale? sono molto curiosa di sapere come mi interpreteresti lo scheletro fumatore, inquadrandolo pure nella personalità dell'artista..devo dirti però, che per me molto è relaivo: secondo me, non puoi dire esattamente cosa voleva sottointendere l'artista e poi, il valore di un'opera risiede specialmente in quello che ti comunica a pelle, prima di un'osservazione più approfondita che, se da una parte ti fa guadagnare in accorgimenti, ti fa però perdere in sensazioni...sono però mie speculazioni, perciò mi piacerebbe sapere il tuo parere visto che studi queste materie

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  3. io mi riferivo più all'argomento in generale, in quanto van gogh lo abbiamo fatto en passant...il corso è stato un processo d'inividuazione delle problematiche dell'arte contemporanea tramite molte opere d'arte paradigmatiche di questo processo. I due quadri sopra non li abbiamo analizzati, abiamo visto altre quadri di van goh (ora ricordo i girasoli)

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  4. sono d'accordo con te, non si può sapere cosa voleva intendere l'artista, e questo è tanto più vero per l'arte contemporanea, basta pensare all'arte contemporanea: anzi, è proprio una delle sue problematica, quella per cui l'artista non ha più intenzione di esprimersi chiaramente al pubblico. Molti artisti di quel periodo, come cézanne, che abbiamo fatto molto più in dettaglio, perché moli teorici considerano in lui uno dei precursori dell'arte odierna, sono proprio intenzionati a dare forma alle loro sensazioni...

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  5. Cmq, se vuoi un'interpretazione personale, basandomi anche sulle idee che mi sono fatto dal corso, e di quello che ho letto su Van Gogh, lo scheletro fumatore è direi una visione deformante e provocatoria dell'uomo, tipica del movimento espressionista (l'urlo di Munch, molti quadri di Kokoshka...). Per quanto riguarda il secondo quadro, anche lì c'è un visione deformante della natura, ma questa è una cifra di quasi tutto van gogh, se non sbaglio, cifra della sua angoscia. Una delle caratteristiche dell'arte contemporanea è proprio la visione deformante dell'uomo e della natura, la rottura dell'idea del bello e del'armonia, l'uomo è paragonato a una bestia, ad una macchina, la natura è sentita estranea e lontana.

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  6. E vai con le analisi.........18 maggio 2009 alle ore 11:01

    Uhm, interessante...ora che mi fai pensare agli altri quadri di Van Gogh e alle sue figure umane, queste in effetti appaiono sempre con tratti incurvati, deformanti, per lo più rozze nei tratti..lo scheletro forse è anche più che una versione dell'uomo deformato, a me trasmette un senso di fissità, di vacuo e sterile, ridotto appunto "all'osso"..ma ci tengo a dire che sono sensazioni.
    mio babbo ha una curiosa teoria su quel quadro di Van Gogh e quello che abbiamo in cucina, coll'uomo che miete..non so se lo hai presente..

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  7. mi ci voleva un altro post ; )18 maggio 2009 alle ore 11:08

    cmq, dice che da un punto di vista psicoanalitico, quello coi corvi è molto meno "preoccupante" perchè indice di un soggetto che teme, prova angoscia di fronte alla morte...quello della mietitura invece, è testimone di uno sguardo sereno proprio verso il termine di un ciclo vitale, perchè il contadino, ancora una volta mezzo curvo, miete, taglia via le spige e questo costituirebbe come una sorta di "transfer", un modo in cui, più o meno consapevolmente, testimonia l'auspicare anche per se stesso una fine...però, secondo me, si entra un pò nel velleitario o cmq qlc che si può dire conoscendo a priori la personalità dell'artista

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  8. Mi sembra giusto, visto che io ne avevo fatti tre...18 maggio 2009 alle ore 12:58

    Non ti aspettavi una risposta così presto, vero?E che ero qui a curiosare...Interessanti anche le tue sensazioni, coincidono con quello che avevo detto io, e con l'idea appunto dell'uomo deformato (dove s'intende anche l'idea dell'uomo automa...)
    Mi ricordavo a casa tua il quadro delle stelle, non quello con la falce. Effettivamente la figura della falce può tranquillamente essere asscoaita alla morte, ma ecco non arriverei alla teoria di tuo padre (non sapevo avesse anche pulsioni psicanalitiche), per quanto possa tranquillamente tornare. In generale, quasi tutti gli espressionisti erano un po' diasadattati nella società in cui vivevano, e ancora più in generale molto spesso l'artista contemporaneo è l'escluso dalla società, o ai margini di essa. Questa è una delle spiegazioni dell'origine dell'arte contemporanea, per me la più azzeccata.

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  9. Non perdete le speranze..........3 giugno 2009 alle ore 12:43

    La mia risposta invece si è fatta attendere...cmq sì, alla fine qll che si può dire è tutto e nulla, mi piace pensare che esista un'infinità di quadri nello stesso, uno per ciascun paio di occhi che vi si posa (mi sento poetica stasera).Ti dirò, il mio preferito è "il cielo stellato", per concludere su Van Gogh.
    L'artista contemporaneo secondo me di nuovo ha anche la voglia di provocare la società, denunciare il non-senso della realtà, la sua brutalità e questo per me aggiunge un dose notevole di fascino...l'esperto in materia però sei te, poi dopo tt qll lavoro su quell'intricatissimo e arazionale libro

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